Lo studio che citiamo, valuta un aspetto interessante nell’ottica della riduzione del rischio di contagio e dell’effettiva utilità delle mascherine. Resta salvo che le mascherine vanno utilizzate solo nelle casistiche previste dalle linee guida, vale a dire quando ci sono dei sintomi, quando sono una situazione di potenziale contatto con contagiati o si assistano persone contagiate.
In questo caso un dispositivo di protezione respiratoria è necessario. La domanda che questo studio americano si è posto è la seguente: L’uso di respiratori o maschere mediche N95 è più efficace nel prevenire l’infezione influenzale tra il personale sanitario ambulatoriale a stretto contatto con pazienti con sospetta malattia respiratoria? Nota: NIOSH N95 è uno standard americano, in grado di filtrare il 95% delle particelle superiori a 0,3 micron. È assimilabile ad una maschera protettiva FFP2, la FFP3 è assimilabile a questo standard. La differenza con le N99 è nella percentuale di filtraggio che è il 99% del particolato superiore a 0,3 micron. I risultati In questo studio clinico pragmatico e randomizzato su cluster che ha coinvolto 2862 membri del personale sanitario, non vi sono state differenze significative nell’incidenza dell’influenza confermata in laboratorio tra il personale sanitario con l’uso di respiratori N95 (8,2%) rispetto a maschere mediche (7,2%). Conclusioni e rilevanza Tra il personale sanitario ambulatoriale, i respiratori N95 rispetto alle maschere mediche indossati dai partecipanti a questo studio non hanno prodotto differenze significative nell’incidenza dell’influenza confermata in laboratorio.
Questo studio ha diversi limiti, ne citiamo alcuni per correttezza di informazione. In primo luogo, i test RT-PCR possono aver mancato i partecipanti che erano infetti ma asintomatici. Le infezioni non riconosciute possono aver aumentato la probabilità di non trovare alcuna differenza tra gli interventi, qualora ne esistesse una. In secondo luogo, l’auto-segnalazione dei sintomi nei diari giornalieri probabilmente sottostimava la malattia tra gli operatori sanitari che potevano aver lavorano pur essendo malati. In terzo luogo, nonostante sia stata condotta intenzionalmente come una prova di efficacia pragmatica, l’adesione incompleta dei partecipanti ai dispositivi di protezione assegnati potrebbe aver contribuito a esposizioni non protette, aumentando la probabilità di non trovare alcuna differenza. Tuttavia, i dati riportati dai partecipanti indicano che ciò non differiva per gruppo di studio. In quarto luogo, ai partecipanti non è stato richiesto di indossare dispositivi di protezione al di fuori del luogo di lavoro, il che potrebbe aver distorto i risultati nel trovare alcuna differenza tra i gruppi, sebbene i tassi di aderenza non differissero per gruppo di studio e l’esposizione della famiglia fosse riportata molto più bassa dell’esposizione sul luogo di lavoro. In quinto luogo, sono stati studiati solo 2 modelli di respiratore e maschera medica N95, limitando la capacità di generalizzare sulla protezione di altri modelli.
Le conclusioni pratiche? Utilizzare le mascherine adeguate, specie se si è a contatto con potenziali vettori di contagio è utile e già una mascherina ffp2 può essere un supporto. L’uso delle mascherine, comunque dovrebbe rispettare quanto definito dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità ed indossate solo se strettamente necessario. Se si decidesse di utilizzare mascherine, se ci si trova nelle “zone rosse” o al banco, non dovrebbe essere necessariamente visto come un messaggio “negativo” nei confronti del cliente, bensì come un atto di responsabilità per garantire il servizio a supporto della salute del cittadino. Valgono le stesse considerazioni per gli aspetti legati al corretto comportamento e gestione del personale in farmacia, alla igienizzazione delle superfici ed al costante lavaggio delle mani, che prima anche del gel sanitizzante, permettono di ridurre con efficacia il rischio di contagio.